Tuesday, May 05, 2009

Versus presents...System Of A Down


L'ambizioso doppio progetto di cui "Hypnotize" è stato il capitolo finale, rappresentò un punto di svolta nella carriera dei System Of A Down, oggi, con il senno del poi, possiamo affermare che è stato piuttosto un punto di non ritorno. Già durante la stesura di "Mezmerize" si mormorava di dissapori interni che coinvolgevano il frontman Serj Tankian e il chitarrista, nonché principale compositore, Daron Malakian. In effetti a sostenere questa tesi c'era un cambiamento stilistico evidente: le parti vocali di Serj si erano fatte esigue, sfociando, nella maggior parte dei casi, in duetti con Daron. "Hypnotize" fu l'estremizzazione di tale teoria. Ma soffermiamoci sulle canzoni che compongono questo disco, canzoni ottime come "Dreaming" e "Kill Rock 'n' Roll", violente e dal retrogusto nostalgico. Fanno loro il verso "Stealing Society" e "Tentative", ordigni sonori pronti a far implodere i vostri padiglioni. Dopo una serie di tracce non proprio indimenticabili, si giunge alla supremazia della megalomania del signor Malakian con "Lonely Day", un pezzo molto radio-addicted e poco System, una ballad rockeggiante dove il timbro stridulo del chitarrista affossa il ben più dotato singer, relegandolo in un angolo a fare da corista. Da qui la rottura. Non me ne voglia nessuno eppure trovo "Hypnotize" un album con pochi difetti, scritto bene, i cui brani restano ben impressi in mente. In fin dei conti lasciamo che sia la musica a vincere e non i pettegolezzi. Voto: 8. http://www.systemofadown.com/



Uno-due-tre: si parte. Le parole: "All We Fall In Love With Your Ego Trippin" rompono gli indugi e ci catapultano all'interno del debutto degli Scars On Broadway di Daron Malakian e John Dolmayan. Un debutto costituito da una frenesia di canzoni, un escursus attraverso generi che spaziano dallo ska-core ("Enemy") all'industrial ("Chemicals"), senza perdere mai di vista quel concepimento musicale che rese grandi i System Of A Down. Riffoni in power chord, pesanti e mai stucchevoli, uniti a un drumming variopinto: questa è la formula vincente esposta dagli Scars On Broadway, capaci di fare il bello e il cattivo tempo, rallegrandosi nella malinconia ("Insane" e "3005") o rattristandosi nella felicità ("Funny" e "World Long Gone"). Uscito un anno dopo l'album dell'altro ex SOAD Serj Tankian, c'è da ammettere che in un ipotetico scontro diretto, i nostri trionferebbero a mani basse. VOTO: 9. http://www.scarsonbroadway.com/

Wednesday, April 29, 2009

Isis "Oceanic"


Quando ancora la creatura denominata post-hardcore era in fase embrionale, gli Isis, creati dal boss della Hydra Head Records, Aaron Turner, stavano meditando su come perfezionare quell'amalgama dissonante che era stato il loro lavoro precedente "Celestial". Ciò che è venuto fuori, a due anni di distanza, ha tracciato, volente o nolente, nuovi punti cardinali che in molti si sono sforzati di scimmiottare. A dirla tutta, "Oceanic" non è per niente di facile ascolto e chi crede di poter capire i suoi passaggi complessi in una volta sola è un folle. Le composizioni sono tutte di una durata elevata, fatta eccezione per dei necessari istanti di stasi posti a metà dei brani, per dar tempo ad ogni singolo strumento di emergere, senza però essere troppo invadente e rischiare di rubare campo all'armonia. La batteria resta sempre al suo posto, zittita da colpi scanditi in maniera quasi otturata da un suono tribale. Addirittura il canto espresso dalla soave Maria Christopher, in "Weight", fa soltanto da sfondo, andando a immergersi nelle articolazioni chitarristiche. Potrò sembrare severo, ma non darò a "Oceanic" un voto superiore alla sufficienza e ciò perché la storia mi insegna che questo è un futile antipasto di quello che gli Isis ci proporranno nell'immediato futuro. VOTO: 6. http://www.isistheband.com/

Tuesday, April 14, 2009

Post-Core: Lights And Shadows

Con il prefisso "post" s'intende ciò che è venuto dopo, ovvero come un determinato stile o genere di musica sia stato contaminato. Agli inizi degli anni '80, si sentiva parlare frequentemente del "post-punk", cioè di quella schiera di bands venute alla ribalta dopo l'esplosione mondiale dei Sex Pistols e dello status di punk: i Joy Division, i The Cure e i Killing Joke ne sono i basilari rappresentanti. Il "post-core" dei giorni nostri, invece, racchiude nella sua espressione le manipolazioni e le sperimentazioni avvenute non soltanto sull'hardcore, ma soprattutto sul metal. E' un sottogenere prettamente strumentale, creato attorno a scenari apocalittici, privi di una qualsiasi fonte di luce, dove la voce gutturale si destreggia all'interno di fraseggi all'apparenza quieti e rilassati. Proviamo ad inquadrare i principali esponenti di questa scena, partendo dagli americani Neurosis. Guidati dall'ugola maligna di Scott Kelly, questo quintetto di Oakland fu tra i primi ad aver avuto il coraggio di osare, rendendo il metal più cupo, aumentando i tempi cadenzati, spingendoli ai confini col doom. Per rendere un'idea della loro arte consiglio l'album del 2004 "The Eye Of Every Storm", dove si ha davvero la sensazione di restare intrappolati nel bel mezzo di una tempesta vorticosa.
La vita discografica degli Isis, figli della Ipecac Records di Mike Patton, si può dividere in due momenti: nel primo, contrassegnato dai dischi "Celestial" e "Oceanic", il gruppo riprende fedelmente il modello "Neurosis", senza apportare nessuna variazione di rilievo. Con gli ultimi due lavori "Panopticon" (considerato da critica e fans il loro massimo punto di creatività) e "In The Absence Of Truth", si intravedono i primi raggi di sole, merito di una voce che si evolve adottando la formula clean/growl, mentre tutt'attorno pare di assistere ad una jam urticante, fatta di cambi di tempo inaspettati.
A questo punto la piccola rivoluzione innescata da Neurosis e Isis cominciò ad invadere anche l'Europa e in particolar modo la Svezia: proprio qui nacquero Cult Of Luna e Burst, due nuove realtà del post-core. La definizione "sludge metal" stava troppo stretta ai Cult Of Luna, perchè questo nuovo termine andava ancora una volta ad intaccare il doom, spostando così il baricentro verso gruppi come Eyehategod e Down, totalmente estranei alla scena presa in esame. I capitoli della loro discografia si differenziano tutti in piccoli particolari: "Salvation" è in assoluto il picco della loro emotività con le sue trame sofferte, "Somewhere Along The Highway" è il più accessibile del lotto, capace di farsi apprezzare anche dai non estimatori, infine "Eternal Kingdom" è un ritorno agli albori, con un maggior spazio riservato agli strumenti, regalando così singolari episodi chitarristici e ritmiche meno serrate, senza venir meno alla furia che li ha resi noti.
I Burst sono quelli più intrisi di modernità, dove gioca un ruolo fondamentale la voce pulita del chitarrista Robert Reinholdz, ideale contraltare a quella brutale di Linus Jagerskog. Una menzione va senza dubbio ad "Origo" del 2005, ricco di chiaroscuri e atmosfere ombrose, magnificamente sorrette dalle melodie vocali
Finito questo breve excursus in terra svedese, torniamo nelle care e vecchie lande a stelle e striscie con i Mastodon da Atlanta. Dapprima fautori di cavalcate trash tecnicamente avanzate, con "Blood Mountain" del 2006, cominciò a circolare la terminologia "post-metal", una terminologia assolutamente infondata, come abbiamo potuto apprendere nel primo segmento di questo articolo. La differenza stava nella facilità che avevano di pescare a piene mani nel sound che contraddistinse sia gli anni '70 che la progressive. Nel 2009, con "Crack The Skye", i Mastodon effettuarono un'ulteriore maturazione, facendosi travolgere dallo stoner e lasciando alla batteria di Brann Dailor l'ambito ruolo di protagonista suo malgrado: i dieci minuti dell'epopea "The Czar" ne sono, appunto, la conferma.

Saturday, February 21, 2009

Ministri "Tempi Bui"


Davvero non me l'aspettavo. Dico sul serio. Era impensabile per me dover recensire un disco di rock italiano. Perché, nonostante le molteplici sfumature, i milanesi Ministri fanno del sano rock italiano. Punto."Tempi Bui" si presenta come un concept sull'assurdità del presente, fatto di anti-eroi e crisi finanziarie, malagiustizia e morti premature. Mi piacerebbe soffermarmi su ogni singola canzone, su ogni singolo urlo d'odio rivolto al sistema perpetrato da questi ragazzi, in quanto, veramente, ogni traccia meriterebbe una sua catalogazione. Ogni traccia ha vita propria, vuoi per il testo crudo seppur profondo, vuoi per la melodia che si installa immediatamente in testa. "Diritto Al Tetto", "Vicenza" e "Bevo" nascondono dietro l'apparente semplicità del punk parole di denuncia contro misfatti sociali e soprusi statali. La titletrack, desolante nelle parole, invita alla sommossa contro la spersonalizzazione umana, così come "Berlino 3", dannatamente oscura nel ritornello. L'apice della drammaticità si tocca con "Il Bel Canto" e, soprattutto, con la conclusiva "Ballata Del Lavoro Interinale", che gioca con i doppi sensi della precarietà, piaga della società odierna. Ora non aspetto altro che vederli dal vivo. VOTO: 8.
http://www.myspace.com/ministri

Saturday, February 07, 2009

2009: Coming Soon...



...And You Will Know Us By The Trail Of Dead "The Century of Self": 17/02/09




Thursday "Common Existence": 17/02/09





Thrice "The Alchemy Index": 17/02/09





Zu "Carboniferous": 20/02/09





Lamb of God "Wrath": 24/02/09






Prodigy " Invaders Must Die": 02/03/09

Sunday, September 14, 2008

This Is The N.E.W.S. September '08 Edition


Nuova edizione delle nostre consuete news divisa in due tronconi; cominciamo elencandovi una serie di gruppi che si sono sciolti nell'ultimo periodo con nostro sommo dispiacere: The Format; From Autumn To Ashes (foto); Biology; Since By Man; Modern Life Is War; Be Your Own Pet; Hopesfall.

Capitolo prossimi dischi in uscita:
Bloc Party "Intimacy" - autunno '08;
Joey Cape "Bridge" - ottobre '08;
Rise Against (foto) "Appeal To Reason" - ottobre '08;
Crime In Stereo "Selective Wreckage" - fine settembre '08;
These Arms Are Snakes "Tail Swallower & Dove" - settembre '08;
Underoath "The Sound Of Separation" - settembre '08;
Senses Fail "Life Is Not A Waiting Room" - settembre '08;
Funeral For A Friend "Memory And Humanity" - autunno '08.

Sunday, August 31, 2008

Jewels Of Emocore

Emanuel - Cottonmouth: un lavoro non all'altezza sponsorizzato da un singolo spaccasassi, tra i migliori brani dell'anno scorso.


A Static Lullaby - Hang' Em High: duole ammetterlo, ma la vita discografica degli A Static Lullaby è in rapido declino, apparentemente. Teniamo conto però che la opener dell'omonimo lavoro del 2006 prometteva una repentina ripresa: ritornello indimenticabile e una registrazione adatta ad esaltare le doti della band californiana. Vedremo di che pasta sarà fatto il futuro "Rattlesnake!", in uscita il 9 settembre...


Evergreen Terrace - New Friend Request: giunti alla notorietà grazie alle cover, con "Sincerity Is An Easy Disguise In This Business" gli Evergreen Terrace provarono a compiere il grande passo con un disco di inediti, dove spiccava la bellissima "New Friend Request" ottimo esempio di melodia e potenza...un gioiello di emocore, come si intitola questa rubrica.


Nothingface - Ether: all'epoca in cui uscì quest'album (2003) vennero facilmente collocati all'interno delle scena nu metal, oggi tenendo conto del genere sarebbero considerati screamo, con ogni probabilità. "Ether" è un classico brano intimista, di quelli che partono piano per poi esplodere come una bomba a orologeria. TIC-TIC-TIC-TAC!


Hellogoodbye - Figures A And B (Means You And Me): ci troviamo in territori ostili al nostro ambiente usuale, vista la chiara tendenza dance-pop espressa da questo quartetto, eppure la canzone in questione mi ha stupito sin dal riff iniziale. Consigliato a chi ha una mentalità aperta.